Chi si era illuso che l'ampio e approfondito articolo di Giuliano Sinibaldi pubblicato nella Newsletter n. 1/2016 (La delibera del C.N. CONI n. 1566 del 20/12/2016 – L’individuazione delle discipline sportive ai fini dell’iscrizione al Registro delle Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche) fosse un definitivo inquadramento della questione, ancorchè con alcuni seri problemi irrisolti, dovrà purtroppo in parte rivedere le proprie aspettative: quell’articolo ha messo chiaramente in risalto la vera novità, ovvero che si sta passando da una definizione di società sportiva e attività sportiva legata essenzialmente all’affiliazione dell’ente a una FSN/DSA/EPS e conseguente iscrizione al Registro CONI, a una definizione che dipende, o è comunque collegata al fatto che l'attività effettivamente svolta rientri fra quelle comprese in un elenco di attività riconosciute come sportive dal CONI (ferma restando la necessità dell’affiliazione/iscrizione la Registro).
Ciò che invece è ancora fortemente in discussione è quali siano dette attività: solo quelle riconosciute come tali dalle Federazioni Sportive Nazionali e dalle Discipline Sportive Associate, com'è l'elenco attuale, o anche le ulteriori, riconosciute come sportive dagli Enti di Promozione Sportiva?
E in tale ultimo caso, quali saranno tali discipline, e con che criterio verranno scelte?
E ancora, cosa è compreso nelle tre categorie molto ampie che Giuliano Sinibaldi ha chiaramente evidenziato ("Attività sportiva ginnastica finalizzata alla salute ed al fitness”, "Attività ginnico-motorie acquatiche applicative alle discipline del nuoto", "Body Building")?
Il primo atto di questa partita è avvenuto ieri, 1 febbraio, con il preannunciato incontro fra il coordinamento degli Enti di Promozione Sportiva e il Segretario Generale del CONI, al termine del quale è stato emesso il comunicato che alleghiamo.
Ciò che gli Enti chiedono è chiaro e ampiamente prevedibile:
– slittamento del termine di entrata in vigore delle nuove norme (e questo lo sapevamo da subito)
– approvazione di una integrazione all’elenco, che abbia a oggetto le “discipline sportive di base”, “tenendo conto delle istanze provenienti dalla base associativa”
– creazione immediata di un tavolo tecnico per ragionarci su.
Tutto come previsto, insomma, ma gli E.P.S. non sono gli unici attori su questo palcoscenico, e vedrete che in futuro se ne mostreranno altri, fra i quali, senza dubbio:
– ANIF/Eurowellness, ovvero l’associazione che raggruppa principalmente i gestori delle palestre di medie e grandi dimensioni, che appoggia la proposta di Legge Sbrollini e chiede la possibilità di svolgere attività di fitness e wellness, con agevolazioni fiscali più ridotte di quelle attuali, ma con la possibilità di farlo con scopo di lucro
– il settore medico/sanitario, sempre molto restio ad accettare “intrusioni” nella sfera appunto sanitaria: se il fitness cardiovascolare, per citare una delle novità più recenti (v. sul punto un recente articolo articolo apparso su Repubblica.it) è tutela della salute, allora è ben difficile che il mondo medico accetti che sia gestito da chi medico non è.
Tutto questo, nel panorama italiano in cui, a differenza del resto d’Europa, lo sport dilettantistico, e in generale l’attività fisica sia agonistica che non, sia preventiva che riabilitativa, è gestita interamente dal settore privato, al quale da sempre è stata delegata dal settore pubblico.
E allora, se siamo a individuare possibili players, non possiamo dimenticare l’Europa, con il consistente rischio che le agevolazioni fiscali di settore siano considerate aiuti di Stato, e le esenzioni IVA, a soggetti privati che operano sul mercato, possano essere messe in discussione.
Il tutto, in una fase storico/economica nel quale il settore del benessere è uno dei pochi che cresce, crea PIL e posti di lavoro, soprattutto fra i giovani. Posti di lavoro spesso poco pagati e senza tutela previdenziale? Certo, ma con questi chiari di luna, non è facile fare gli schizzinosi…
Quindi, cosa fare ora?
Prendere atto che il cambiamento c'è, ed è importante, e tenersi informati da fonti sicure, senza seguire sensazionalismi o "quelli che sanno già come va a finire", e senza ansia di scadenze imminenti: ovviamente non possiamo darlo per certo, ma ci stupirebbe molto che il termine del 1 marzo 2017 rimanesse fermo e immutabile (sarebbe veramente il primo caso, in questo Paese…).
Rispettare le regole attuali, con attenzione, come sempre, essere consapevoli che il tempo delle finte associazioni sportive sta (fortunatamente!) finendo, e … leggere con attenzione Fiscosport!