Il quesito
Risposta di: Barbara AGOSTINIS

Il rapporto fra lo status di socio e quello di tesserato suscita sempre molti dubbi e perplessità.
Le figure di tesserato e di socio devono essere nettamente distinte; diversa è la funzione e differenti le caratteristiche di ciascun rapporto.
Il tesseramento, al cui perfezionarsi derivano una serie di diritti e doveri, è funzionale allo svolgimento di attività sportiva, ha durata annuale e può essere diretto (qualora si perfezioni direttamente con l’organismo di riferimento) o indiretto (ove vi sia il tramite della società o associazione sportiva).
Se il tesserato, in definitiva, ha come obiettivo principale lo svolgimento di attività sportiva, non altrettanto può dirsi con riguardo all’associato, il quale è interessato a partecipare alla vita dell’ente, condividendone finalità e ideali; si può anche configurare (ed è anzi non raro nelle associazioni che gestiscono squadre partecipanti a campionati di vertice) un associato che non abbia alcuna intenzione di partecipare direttamente all’attività sportiva, e non sia quindi tesserato.
La qualifica di associato è a tempo indeterminato, salvo dimissioni dell’associato.
È opportuno prestare attenzione a quest’ultimo aspetto, posto che l’art. 148, VIII comma, del T.U.I.R. richiede espressamente, per poter fruire dell’importante agevolazione costituita dalla decommercializzazione dei corrispettivi specifici, che sia esclusa “espressamente la temporaneità della partecipazione alla vita associativa“.
Nonostante la diversa natura e le differenti caratteristiche del tesseramento, da un lato, e del rapporto associativo, dall’altro, i due status possono coincidere nello stesso soggetto, ove il medesimo sia interessato sia a praticare attività sportiva, sia a partecipare alla vita associativa.
Sia il vincolo associativo che il tesseramento sorgono su base volontaria, presuppongono cioè la precisa volontà dell’aspirante associato di far parte del sodalizio, e dell’aspirante tesserato di assumere tale qualifica; sia il rapporto associativo che il rapporto di tesseramento non possono invero perfezionarsi in assenza dell’elemento volontaristico.
La decisione di presentare domanda di ammissione a socio ovvero di tesseramento spetta esclusivamente al soggetto interessato, il quale non può “essere costretto” a diventare né socio né tesserato, in assenza di una espressa e precisa volontà in tal senso.
Nonostante il rapporto associativo non possa perfezionarsi in assenza dell’elemento volontaristico, è opportuno considerare che, al fine di potere rispettare e attuare il principio di democraticità, principio cardine dell’associazionismo, è necessario avere un numero congruo di soci, tale da consentire il regolare svolgimento delle assemblee.
Con riguardo, infine, al pagamento della quota, è doveroso precisare che il pagamento della quota associativa (il cui ammontare è abitualmente stabilito dal Consiglio direttivo, salvo diverse prescrizioni statutarie), che può essere una tantum e/o annuale, è dovuto dai soli soci, laddove ai tesserati può essere richiesto un importo per la copertura del costo richiesto dall’organismo di riferimento per perfezionare tale atto, più una eventuale maggiorazione a copertura delle spese amministrative dell’associazione. La quota annuale richiesta al socio può quindi ben essere diversa da quella richiesta al tesserato (ed eventualmente può essere diversa, fra tesserati, in funzione della tipologia di tesseramento: agonistico, non agonistico, o altro).