Il quesito
Risposta di: Claudio BOGGIAN

Premesso che dalle informazioni inserite nel quesito sembra configurarsi un Atleta Dilettante che possiamo definire “puro”, nel senso che frequenta le attività sportive per il puro desiderio di fare sport, in questa risposta iniziamo a proporre alcune riflessioni.
Il socio atleta può configurarsi come:
- Fruitore, che paga per svolgere l’attività
Versa un corrispettivo per partecipare all’attività e/o alle competizioni organizzate dalla Federazione/Eps/Dsa di appartenenza dell’Associazione.
Viene definito “fruitore” dei servizi proposti dall’Associazione, e il corrispettivo che versa, se è socio o tesserato è detassato in quanto istituzionale, se non è né socio né tesserato è ricavo commerciale.
In questo caso, è quindi l’a.s.d./s.s.d. che fornisce un servizio all’atleta, ed è remunerata per questo.
- Lavoratore dilettante remunerato
Riceve un corrispettivo a fronte dell’attività sportiva che svolge a favore dell’Ente.
La fattispecie è quella del lavoratore sportivo, secondo la disciplina dettata dal D.Lgs. 36/2021 e quindi nei vari possibili inquadramenti di tale rapporto: dipendente (caso assai remoto), collaboratore coordinato e continuativo, prestatore d’opera occasionale, lavoratore autonomo titolare di partita IVA.
In questo caso è invece l’atleta che presta un servizio a favore della a.s.d./s.s.d., percependo un compenso.
- Atleta che non paga né viene pagato
Si tratta di una situazione molto comune, per più motivi: atleti giovani ai quali l’a.s.d./s.s.d. concede di praticare attività gratuitamente ma che non sono ancora sufficientemente forti/abili da meritare un compenso per tale attività, atleti agonisti la cui attività non è tale da generare entrate per la a.s.d./s.s.d. (biglietti, sponsorizzazioni, ecc.), atleti che semplicemente praticano attività presso l’a.s.d./s.s.d. senza che sia nemmeno affrontato l’aspetto economico (p.es. ex agonisti di prestigio), e così via.
Riteniamo che in tal caso non si possa parlare di prestazione di servizi né da una parte né dall’altra, e quindi tale attività non avendo alcun contenuto economico non necessiti di essere inquadrata giuslavoristicamente.
Anche perché ben potrebbero giocare nella stessa squadra un ragazzino che ancora paga una retta annuale, un giocatore che viene pagato, e dieci compagni di squadra coi quali non c’è alcun tipo di pagamento: inquadrarli come “clienti non paganti” e come “prestatori d’opera non remunerati” ci parrebbe comunque una forzatura.
Qualora non si condivida questa valutazione, o si tema che in sede di eventuale controllo essa possa non essere condivisa dai verificatori, si potrebbe inquadrarli come volontari, come definiti e regolamentati dall’art. 29 del D. Lgs. 36/2021, ovvero come soggetti che mettono a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità, gratuitamente, per promuovere lo sport.
Ai volontari potranno essere riconosciuti rimborso spese documentate per viaggio, vitto e alloggio, nonché rimborsi spese forfetari, nel limite di 400 euro mensili, in occasione di manifestazioni ed eventi sportivi riconosciuti dall’Ente a cui siamo affiliati, per spese individuate da questi ultimi con deliberazioni apposite, per lo svolgimento diretto dell’attività sportiva, nonché della formazione, della didattica e della preparazione degli atleti.
In tal caso questi rimborsi forfetari vanno comunicati nel RASD entro la fine del mese successivo al trimestre di svolgimento delle prestazioni sportive del volontario sportivo.
Ricordiamo che queste figure sono incompatibili con qualsiasi forma di rapporto di lavoro retribuito e si consiglia vivamente di fare riferimento alla delibera federale dell’Ente a cui si è affiliato per verificare il perimetro sulla tipologia di spese ammissibili e sulle attività di volontariato che rientrano.
Queste figure, infine, vanno assicurate per le responsabilità civili verso i terzi.
Schematizzando, il socio atleta:
se versa un corrispettivo | Fruitore |
Se viene remunerato | Lavoratore sportivo |
Se non versa né viene remunerato | Puro socio atleta |
volontario |