Il quesito
Risposta di: Stefano ANDREANI

L’impostazione descritta ci convince veramente poco.
Il punto è che, al di là del fatto che non è formalizzato in forma scritta (peraltro non richiesta dalla Legge), siamo evidentemente in presenza di un accordo fra le parti, ciascuna delle quali concede qualcosa:
– la Parrocchia concede l’utilizzo degli spazi
– l‘a.s.d. corrisponde periodicamente una somma alla Parrocchia.
Così inquadrata la questione, possiamo chiamare “concessione gratuita” la prima e “erogazione liberale” la seconda, ma ciò non toglie che si sia in presenza di quello che giuridicamente si chiama “sinallagma”: viene corrisposto un importo a fronte di una controprestazione.
Ciò significa che siamo in presenza di una locazione, una concessione in uso di spazi attrezzati, o dizioni simili, dietro pagamento di corrispettivo, non di una elargizione, e quindi del corrispettivo per una attività commerciale.
Diverso potrebbe essere il caso, se effettivamente i campi fossero concessi gratuitamente, e l’a.s.d. corrispondesse solo un rimborso di spese adeguatamente e puntualmente documentate, p.es. utenze, opere di manutenzione ordinaria o straordinaria, ecc.
Ma deve trattarsi, si ripete, di mero rimborso di spese adeguatamente documentate, e ciò è opportuno che sia chiaramente stabilito da un accordo scritto. A tale proposito occorrerebbe anche verificare come tale “erogazione liberale” venga contabilizzata a livello di bilancio/rendiconto sia da parte della a.s.d. che da parte della Parrocchia …
Infine, non siamo entrati nel merito dell’esistenza di eventuali altri accordi fra le parti (p.es. corsi organizzati dalla a.s.d,. gratuiti o a condizioni particolari, per i parrocchiani), elemento che farebbe ancor più propendere per lo svolgimento di un’attività commerciale, accentuandosi ancora il citato sinallagma.