Il quesito
Risposta di: Stefano ANDREANI
La risposta discende direttamente dalla normativa: sì, è possibile ma devono essere molto chiare le conseguenze che derivano da una scelta di questo tipo. E la legge ci sembra che non lasci spazio a dubbi. Esaminiamo quindi le norme.
Il primo comma dell’art. 90 della legge 289/2002, tutt’ora in vigore perché non toccato dalla riforma, stabilisce che “Le disposizioni della legge 16 dicembre 1991, n. 398, e successive modificazioni, e le altre disposizioni tributarie riguardanti le associazioni sportive dilettantistiche si applicano anche alle societa’ sportive dilettantistiche costituite in societa’ di capitali senza fine di lucro“.
Senza ombra di dubbio fra le disposizioni riguardanti le associazioni sportive, che si applicano anche alle s.s.d., ci sono i commi 3 e 8 dell’art. 148 T.U.I.R., che nella versione attualmente in vigore recitano rispettivamente:
– “Per le associazioni … sportive dilettantistiche … non si considerano commerciali le attività svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali, effettuate verso pagamento di corrispettivi specifici nei confronti degli iscritti, associati o partecipanti … e dei tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali“
– “Le disposizioni di cui ai commi 3 … si applicano a condizione che le associazioni interessate si conformino alle seguenti clausole: … f) intrasmissibilita’ della quota o contributo associativo ad eccezione dei trasferimenti a causa di morte e non rivalutabilita’ della stessa“.
È quindi evidente che una s.s.d. con quote trasferibili (al valore nominale, al prezzo di mercato, gratuitamente o in qualsiasi altro modo) non può avvalersi della c.d. decommercializzazione dei corrispettivi specifici prevista dall’art. 148 T.U.I.R.
Tale requisito di intrasferibilità non era richiesto dal comma 18 del citato art. 90 della legge 289/2002, e non è richiesto ora dall’art. 7 del D.Lgs. 36/2021, che ha fra l’altro abrogato tale comma, quindi:
– la s.s.d. può tranquillamente avere le quote trasferibili, anche a prezzo diverso dal valore nominale, senza per questo perdere tale qualifica; potrà quindi essere iscritta al RAS, corrispondere compensi sportivi, ecc.
– ma non potrà avvalersi della decommercializzazione dei corrispettivi specifici: le quote pagate da tesserati per corsi, allenamenti, ecc. saranno entrate commerciali.
Nella realtà esistono non poche s.s.d. con quote tasferibili, in primo luogo quelle che praticano sport di squadra di livello medio-alto:
– il settore giovanile e in generale la corsistica viene gestita con un altro soggetto, di solito una a.s.d. dedicata (o altri soggetti “satellite”)
– la s.s.d. gestisce solo la prima squadra, che ha come entrate biglietti, sponsorizzazioni ed eventualmente bar e/o ristorante, tutte attività comunque commerciali.