DOMANDA 13 – ADEMPIMENTI: EAS
1. Chi deve presentare il modello eas?
2. Mancato primo invio, modalità di ravvedimento in bonis
3. Mancato primo invio, scaduti i termini del ravvedimento, quali sono gli effetti di un eventuale invio tardivo
4. Quando deve essere presentato nuovamente il modello, sulla scorta di quali variazioni?
Si ricorda, che inizialmente non era prevista alcuna forma di ravvedimento per i soggetti che – sia se già costituiti (per i quali era stato previsto il termine per l’invio al 30/10/2009, poi prorogato più volte sino al 31/03/2011), sia di nuova costituzione – avessero omesso la trasmissione del modello EAS; successivamente, con il d.l. n. 16/2012 è stata prevista la “remissione in bonis”, ovvero la regolarizzazione delle infrazioni formali da effettuarsi “entro il termine di presentazione della prima dichiarazione utile” e il pagamento di una sanzione di € 248,00: sorgeva però tra gli interpreti il dubbio circa la possibilità di accedere all’istituto del ravvedimento nel caso in cui l’irregolarità venisse sanata successivamente “alla scadenza del primo modello unico utile”. Ovvero, se l’omissione potesse essere sanata successivamente alla scadenza della prima dichiarazione utile (presumibilmente il modello unico) e quali ne fossero le conseguenze.
La risposta della DRE afferma che la regolarizzazione avrà effetto dall’anno in cui è avvenuta la regolarizzazione: pertanto, in caso di omissione per un’a.s.d. costituita nel 2013, per la quale la “prima dichiarazione utile” scadeva il 30 settembre 2014 (scadenza modello unico), se il modello Eas venisse presentato nel 2015 usufruendo della remissione in bonis, le agevolazioni fiscali decorreranno dal medesimo anno 2015.
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Un altro filone di risposte riguarda la possibilità per i dirigenti di enti sportivi di percepire più tipologie di compensi per l’attività svolta (es. compenso amministratore, compenso sportivo, ecc.) in riferimento al rischio della “distribuzione indiretta di utili”.
L’Agenzia delle Entrate non censura a priori il comportamento, rinviando ai requisiti quantitativi sanciti per le Onlus e da sempre richiamati anche per gli altri enti no profit.
DOMANDA 2 – REDDITI COMPENSI
Un presidente di associazione sportiva può percepire indennità in qualità di istruttore? Potrebbe essergli assegnato un compenso come “dirigente” in uno con l’indennità di cui sopra?
DOMANDA 27 – COMPENSI
Ai soci/dirigenti: se e quando possono configurare distribuzione mascherata di utili
Nelle risposte viene data indicazione di due criteri da applicare per verificare se i compensi di cui trattasi possano rappresentare “distribuzione indiretta di utili”.
Innanzitutto, occorre fare riferimento alla RM 9 del 25/01/2007: “riguardo alla nozione di distribuzione indiretta dei proventi dell'attività sociale fra i soci, con circolare n. 124/E del 22 maggio 1998 è stato chiarito, al paragrafo 5.3, con riferimento all'applicabilità del regime fiscale previsto dall'art. 148, comma 3, del T.U.I.R. alle tipologie di enti associativi ivi previste (comprese le associazioni sportive dilettantistiche), che in mancanza di espressa indicazione legislativa soccorrono, in proposito, i criteri stabiliti all'art. 10, comma 6 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460. Tale ultima disposizione, relativa alla disciplina tributaria delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, nell'individuare alcune fattispecie che "costituiscono in ogni caso distribuzione indiretta di utili o avanzi di gestione", può, infatti, considerarsi come norma di valenza generale. Pertanto, la stessa deve ritenersi applicabile anche agli enti di tipo associativo ai fini della determinazione del requisito di non lucratività previsto per l'applicazione dei regimi fiscali agevolativi agli stessi riservati dalla legge.”
In particolare, l’art. 10, comma 6, del D.Lgs. n.460/1997, dispone:
– alla lettera C), che si considera "in ogni caso distribuzione indiretta di utili o di avanzi di gestione (…) la corresponsione ai componenti gli organi amministrativi e di controllo di emolumenti individuali annui superiori al compenso massimo previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 10 ottobre 1994, n. 645, e dal decreto-legge 21 giugno 1995, n. 239, convertito dalla legge 3 agosto 1995, n. 336, e successive modificazioni e integrazioni, per il presidente del collegio sindacale delle società per azioni"
– alla lett. E), che costituisce distribuzione indiretta di utili anche "la corresponsione ai lavoratori dipendenti di salari o stipendi superiori del 20 per cento rispetto a quelli previsti dai contratti collettivi di lavoro per le medesime qualifiche".
Circa la portata dell'art. 10, comma 6, del D. Lgs. n. 460 del 1997, nel corso degli anni i documenti di prassi ne hanno sempre confermato la valenza; citiamo tra gli altri:
– CM 168/E del 26 giugno 1998: la disposizione individua alcune fattispecie che “costituiscono in ogni caso” indici di una distribuzione indiretta di utili o di avanzi di gestione e che assumono “valore di presunzione assoluta”.
– RM 294/E del 10 settembre 2002: le disposizioni dell’art. 10 assolvono ad una “funzione interpretativa” del concetto di distribuzione indiretta di utili, essendo “finalizzate ad evitare che la disciplina agevolata possa alimentare abusi” e prestarsi ad utilizzi elusivi della normativa di favore in argomento,; ed inoltre che tale norma “è da considerare norma antielusiva di tipo sostanziale, della quale può essere chiesta la disapplicazione” (interpello disapplicativo, ai sensi dell’art. 37-bis, comma 8, d.p.r. 600/1973).
Secondariamente, fuori delle fattispecie individuate dall’art. 10, comma 6, del D.Lgs. n. 460 del 1997, la risposta afferma che le ipotesi di distribuzione indiretta di utili dovranno essere verificate caso per caso: “in particolare, verificando se il cumulo di più compensi in capo allo stesso socio consenta, di fatto, di aggirare i limiti quantitativi previsti da ciascuna fattispecie dell’art. 10, comma 6, del D. Lgs. n. 460 del 1997 o eluda comunque, in concreto, il divieto di divisione dei proventi derivanti dall’attività sociale recato dall’art. 90, comma 18, lett. d), della legge n. 289 del 2002, tenuto conto dell’entità delle erogazioni complessivamente corrisposte al socio (compresi i compensi che non concorrono a formare il reddito), in relazione alle attività svolte dalla società e ai redditi percepiti dallo stesso ente.”
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Viene dedicato ampio spazio alla problematica della concessione in uso degli spazi tra enti sportivi, a.s.d. e s.s.d.
Ci conforta che venga ribadito un principio che spesso abbiamo avuto occasione di affermare in questa rivista: in base all’art. 148, comma 3 del T.U.I.R., le prestazioni rientranti nell’oggetto statutario rese tra soggetti facenti parte della medesima FSN/EPS/DSA sono decommercializzate; stesso discorso dicasi ai fini iva (art. 4, comma 4, d.p.r. 633/1972).
DOMANDA 3 – IVA, ATTIVITA’ ISTITUZIONALE – COMMERCIALE
1. Una ASD senza partita IVA può concedere l'uso della palestra che ha in affitto ad un'altra ASD senza partita IVA? Approfondimento a seconda del caso che tali ASD siano affiliate o meno alla stessa Federazione.
2. L’associazione A ha in gestione il centro sportivo, l’associazione B utilizza un campo del centro sportivo per x ore mensili. L’associazione A deve emettere la fattura (con l’Iva) o la ricevuta (senza Iva)? Per l’associazione A l’importo è da considerarsi commerciale o istituzionale (in caso di emissione della ricevuta)? Le associazioni sono entrambe affiliate alla stessa Federazione o EPS
La risposta conferma che tali prestazioni, dovranno essere valutate caso per caso, in funzione dei requisiti necessari affinché possano godere dell’agevolazione:
– le cessioni di beni e le prestazioni di servizi devono essere rese in favore degli “iscritti, associati o partecipanti” ovvero “di altre associazioni che svolgono la medesima attività e che (…) fanno parte di un’unica organizzazione locale o nazionale, dei rispettivi associati o partecipanti e dei tesserati dalle rispettive organizzazioni nazionali”;
– le stesse attività devono essere effettuate “in diretta attuazione degli scopi istituzionali”, specificando che dovrà trattarsi non di attività genericamente rientrante fra le finalità istituzionali dell'ente, bensì che tale attività “costituisca il naturale completamento degli scopi specifici e particolari che caratterizzano ciascun ente associativo.”
Prosegue la risposta, affermando che dovranno essere verificate le situazioni di fatto, quali“attività svolta, modalità di affitto/noleggio, entità del canone, etc”.
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Infine, l’annoso problema della distinzione tra attività istituzionale e attività commerciale, con una serie di quesiti su alcune particolari situazioni.
Nel ribadire che i soggetti nei confronti dei quali devono essere rese le attività svolte dalle a.s.d. ai fini della fruizione dell’articolo 148, comma 3, del T.U.I.R., sono, in primo luogo, i soci, le risposte confermano che è agevolata anche l’attività sportiva effettuata a favore dei tesserati alla medesima FSN/EPS/DSA, ma occorre che le attività siano direttamente collegate agli scopi istituzionali, dovendosi escludere la possibilità che vengano sottratti all’imposizione i compensi pagati a fronte di prestazioni accessorie o collegate solo in via indiretta o eventuale agli scopi istituzionali.
In merito alla vendita di “beni nuovi”, viene confermato che trattasi ex lege di attività commerciale; viene confermato che l’acquisto “in nome e per conto” dei soci, potrebbe essere una soluzione in tutte le situazioni in cui non venga applicato alcun ricarico rispetto al valore di acquisto.
Per il resto, conferme, per la cui lettura si rinvia alla lettura delle singole risposte.
DOMANDA 7 – IVA, REDDITI, ATTIVITA’ ISTITUZIONALE COMMERCIALE
Se una associazione acquista le divise sociali e poi le vende ai soci senza nessun ricarico (salvo arrotondamenti dell'importo unitario per semplificare i pagamenti), questa attività va considerata come commerciale oppure rientra nelle attività considerate non commerciali? Approfondire aspetti del 148 co. 4 T.U.I.R. (nel caso dei beni nuovi, verificare modalità di acquisto/vendita simili ai GAS, gruppi di acquisto solidale)
DOMANDA 21 – ATTIVITA’ ISTITUZIONALE/COMMERCIALE
Approfondimento circa il rapporto tra attività commerciale e istituzionale, nei casi in cui la prima sia non strumentale e sussidiaria rispetto alla seconda (perdita di agevolazioni, disconoscimento ente non commerciale, ecc.)
DOMANDA 23 – ATTIVITA’ ISTITUZIONALE/ COMMERCIALE
Due eventi: approfondimento su aspetti della de-commercializzazione (art. 25 co.2 L. 133/99 e 143 co. 3 T.U.I.R.), aspetti Iva, valutazione di eventuali adempimenti per tipologia di attività commerciale/istituzionale posta in essere (bar, chiosco, pubblicità, pesca di beneficenza, donazioni, vendita beni usati/donati, ecc.)
DOMANDA 24 – ATTIVITA’ ISTITUZIONALE/COMMERCIALE
Casistica corrispettivi specifici (148 co 3 T.U.I.R., 4 co 4 IVA): quali attività possono essere de-commercializzate, quali le condizioni
DOMANDA 25 – ATTIVITA’ ISTITUZIONALE/COMMERCIALE
Approfondimento su contributi pubblici, nei diversi casi (in presenza di rapporto sinallagmatico, fondo perduto, in convenzione)
DOMANDA 29 – ATTIVITA’ ISTITUZIONALE/COMMERCIALE
Come rilevano ai fini delle dirette e Iva la cessione di un atleta fra ASD, fra ASD e società professionistica; come rileva fiscalmente l’indennità di formazione
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Ai fini specifici IVA, i quesiti riguardano la problematica dell’esenzione per le attività didattica e di formazione.
DOMANDA 8 – IVA
In base alla convenzione con la Direzione didattica, l’a.s.d. tiene nelle scuole primarie dei corsi di attività motoria e per il servizio reso emette la fattura – deve applicare l’Iva oppure può applicare l’esenzione in base al c. 20, art. 10, d.p.r. 633/72?
DOMANDA 14 – IVA
La nostra associazione, che è una scuola volo federale, ha svolto per gli studenti di un istituto superiore (liceo che fa percorsi di studi dedicati all'aviazione) un corso teorico / pratico a favore degli studenti per il conseguimento di brevetti di volo; è stata stipulata una convenzione tra la asd e l'istituto di istruzione superiore dove viene specificato che i prezzi praticati per il corso sono inferiori a quelli di mercato; la domanda che volevo porre è se la fattura per il pagamento di quanto convenuto, che deve essere emessa in formato elettronico perchè emessa nei confronti della pubblica amministrazione, deve essere emessa con iva o senza iva.
Le risposte confermano che con riferimento all'attività didattica ed educativa svolta da scuole sportive – come chiarito dalla RM 205/E del 2002 – il riconoscimento può essere effettuato anche dalle Federazioni sportive, in quanto organi del CONI.
Si evidenzia che il riconoscimento deve avvenire per lo specifico corso svolto dalla “scuola sportiva” e che non possa intendersi tale il mero riconoscimento dell’attività sportiva dilettantistica mediante l’iscrizione al Registro Coni.
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DOMANDA 10 – TRACCIABILITA’
Si chiede cortesemente come ci si deve comportare nella seguente circostanza, in considerazione che non si possono fare incassi in contanti oltre € 516,00: incasso quote di partecipazione ad una gara di corsa podistica, mediamente di oltre 2.000 concorrenti, che versano solo nel giorno della gara € 2,50 – 3,00 cadauno. E’ obbligatorio rilasciare le ricevute, se sì è possibile rilasciare documenti cumulativi? Approfondire gli aspetti di commercialità rispetto all’attività istituzionale.
La risposta – diremmo ovviamente – afferma che più incassi frazionati a fronte di diverse riscossioni ciascuna sotto soglia, per quanto vengano successivamente versati nel c/c con un unico versamento, non configurano violazione dell’obbligo della tracciabilità.
Seppure scontata, salutiamo con plauso la presente risposta poiché molto spesso abbiamo visto disconoscere l’applicazione della L. 398/1991 nei confronti di soggetti che ponevano in essere tali operazioni – evidentemente dentro soglia!
Si evidenzia, al riguardo:
– con la legge di stabilità 2015, è stato elevato il limite da 516,46 euro a 1.000,00 euro
– con il D. Lgs. 158/2015, è stata abrogata la sanzione di decadenza dal regime forfetario (a decorrere dal 2017, presumibilmente anticipato al 2016 con la legge di stabilità 2016).
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In riferimento ai compensi sportivi erogati, vengono evidenziate le seguenti problematiche, relative ai residenti all’estero, le varie tipologie di rimborsi spese e alla rilevanza ISEE e per detrazioni familiari a carico.
DOMANDA 11 – COMPENSI
Sono presidente di una ASD. Nel periodo di Pasqua 2015 organizziamo un seminario internazionale di Aikido con un maestro Giapponese. vorrei sapere quale trattamento fiscale seguire, attesa la sua residenza fiscale all’estero. Approfondire pagamento a soggetti comunitari ed extra-comunitari.
DOMANDA 26 – COMPENSI
Adempimenti formali (ricevute, liberatorie, ecc.); rapporto tra rimborsi forfettari, piè di lista, compensi
DOMANDA 28 – COMPENSI
I compensi (sotto i 7500 e quelli fino a 28 mila euro) come rilevano ai fini ISEE, famigliari a carico, assegni famigliari
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DOMANDA 30 – SPESOMETRO
Chi è obbligato, quali adempimenti, caso dei costi promiscui?
La risposta conferma che in caso di costi promiscui, l’obbligo si ritiene assolto con l’invio degli importi riguardanti gli acquisti per attività commerciali, ma che è comunque possibile comunicare l’intero importo della fattura.
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Il documento della DRE Friuli Venezia Giulia, già allegato nell'articolo citato in apertura, può essere scaricato anche a questo link.