La novità sperimentale di devolvere il 5 per mille dell’I.R.Pe.F. al settore non profit o alla ricerca scientifica e sanitaria, all’università o alle attività sociali svolte dai comuni, proposta lo scorso anno nella legge finanziaria per l’anno 2006 (ma da applicare al gettito I.R.Pe.F. 2005), sembra avere avuto vita assai breve.
Nella legge finanziaria per il 2007 infatti il 5 per mille non è stato riproposto.
Eppure la novità ha riscosso molto successo sia tra il pubblico delle organizzazioni destinatarie: quasi 29.000 enti non profit, oltre 400 istituti di ricerca e più di 8.000 comuni.
Sul numero dei contribuenti che hanno espresso la scelta, al momento (7 ottobre), non è ancora possibile stabilirlo ma secondo quanto riportato da Il Sole-24Ore (04/10 pag. 29), da notizie provenienti dal CAF Cisl, sembra che il 78% dei modelli 730 contenga la scelta del 5 per mille.
Sembrano essere i numeri di un vero successo anche se in effetti l’operazione risulta complessa e dal difficile controllo.
E’ complessa perché non è chiaro come venga effettuata la ripartizione, visto che non è stato determinato (per esempio) il numero di decimali da utilizzare nella ripartizione dei “resti”. Per “resti” intendo le quote di 5 per mille per le quali i contribuenti hanno espresso l’opzione ma non la preferenza per l’ente beneficiario. La conseguenza è che gli enti con pochi sostenitori potrebbero vedersi eslcusi dalla ripartizione delle quote residuali.
E’ difficile il controllo sugli enti destinatari perché non si può dire che l’Anagrafe delle O.n.l.u.s. sia particolarmente efficiente: spesso giungono alle O.n.l.u.s. richieste di integrazione o modifica degli statuti che definire strane è quasi eufemistico. Ad una fondazione che svolge la promozione dei diritti umani anche attraverso pubblicazioni e convegni (ad accesso gratuito) è stato chiesto di iscriversi nel settore riservato alla ricerca scientifica e proprio non se ne comprende il motivo dal momento che questo settore è poi regolamentato da un apposito decreto.
Ma torniamo alla d.d.l. della finanziaria 2007.
Il ministro del welfare ha dichiarato che si è trattato di un errore e che in aula si provvederà a reintrodurre questo meccanismo. Speriamo bene perché nel frattempo, sempre nel d.d.l. della finanziaria (si veda l’art. 188) più del 10% dell’intera manovra finanziaria va a coprire le spese militari dei contingenti all’estero.
Forse vi sono risorse che sono state considerate sacrificabili come il 5 per mille. Ma evidentemente anche servizi essenziali e senza contare l’inasprimento fiscale per molte categorie di contribuenti e le continue violazioni dello statuto del contribuente.