Che il 2011 non sia propriamente stato, per il nostro Paese, un anno splendente sotto il profilo economico, è fuor di dubbio, ma forse la soluzione migliore non è piangersi addosso e immaginare scenari peggiori per il futuro… E allora proviamo a ricordare quanto di buono ha portato l’anno che si sta chiudendo, e a immaginare cosa ci si può attendere di buono dall’anno che sta per arrivare.
Dopo i primi mesi nei quali è continuata la “caccia alle streghe”, a fine 2011 l’atteggiamento dell’Agenzia delle Entrate, soprattutto a livello centrale, è leggermente mutato: non stiamo assistendo a una rivoluzione, ma è indubbio che le direttive e le dichiarazioni lette e ascoltate nei numerosi convegni sull’argomento “accertamenti” hanno un tono più sereno: non siamo più i “cattivi per antonomasia”, e si comincia a distinguere fra chi rispetta (o si sforza di rispettare) la legge e chi viola le regole o comunque approfitta di agevolazioni che non gli competono. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: è interesse di tutto il mondo fiscosportivo, e in primo luogo proprio di tutte le società serie, che siano punite quelle che non lo sono.
Per effetto o a causa (non è facile capirlo) di tale leggero cambio di rotta dell’Agenzia, sono comparse sentenze di Commissioni Tributarie altrettanto serene e, considerando l’aggressività degli accertamenti ai quali si riferiscono, indubbiamente coraggiose; sentenze che semplicemente cercano di applicare la legge e non di perseguire, contrastare, colpire. Né i contribuenti né i verificatori.
E sempre per restare in tema di accertamenti, ricordiamo anche la definizione delle liti pendenti, che ha consentito di chiudere almeno i contenziosi di più modesta entità.
Il 2011 ha poi visto mettere la parola “fine” all’annoso problema dell’iscrizione al Registro CONI: fondamentali – sia per le dimensioni del problema che hanno risolto sia ancor più per il modo in cui si è giunti a tale soluzione – sono state la Delibera CONI n. 52/29 del 19 maggio 2011 e le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate che l’hanno recepita:
– il CONI ha “sanato” fino al 31 dicembre 2010 le mancate iscrizioni al Registro in presenza di regolare affiliazione, dimostrando di comprendere la buona fede della stragrande maggioranza delle società e associazioni che si trovavano in quella situazione, e di volerle tenere indenni da conseguenze decisamente sproporzionate alla gravità dell’errore commesso
– l’Agenzia ha preso atto “senza se e senza ma” delle decisioni del CONI e ha diramato le conseguenti istruzioni, dimostrando chiaramente che, almeno a livello centrale, è ben chiaro il principio sancito dall’art. 7 del d.l. n, 136 del 28/5/2004, che stabilisce la fondamentale competenza del CONI nello stabilire la “sportività” o meno di un sodalizio, principio che molti accertamenti hanno invece esplicitamente disconosciuto.
Non ci pare poco, con un Governo occupato da ben altri problemi, e per il quale la tutela del mondo sportivo non era certo fra le priorità.
E per il 2012, da un Governo “tecnico”, cosa possiamo attenderci?
Ci attendiamo cose piccole e cose grandi.
Fra le piccole, ci attendiamo l’esonero, per i soggetti che si avvalgono del regime di cui alla l. n. 398/91, dalla comunicazione telematica degli acquisti superiori a 3.000 euro: si tratta infatti di acquisti che sono per essi fiscalmente irrilevanti, che non debbono essere registrati ai fini IVA, e che non sono di alcun interesse per le finalità della legge (monitorare gli acquisti dei privati ai fini dell’accertamento sintetico): sappiamo bene che non è lì che si cela l’evasione.
Fra le grandi ce ne attendiamo soprattutto tre.
Un regime specifico per i collaboratori delle società e associazioni sportive, principalmente istruttori e allenatori, per la gran parte giovani, che oggi sono stretti fra un regime ordinario soggetto al cuneo fiscale più pesante del mondo (sommando la tassazione ordinaria, il 33% di contributi ex-ENPALS e il 21% di IVA – che per i committenti è un costo) e un regime di esonero pressoché totale sotto il profilo fiscale, e totale sotto il profilo contributivo (esonero, quest’ultimo, che significa ovviamente nessuna tutela previdenziale), entrambi evidentemente ingiustificati e iniqui.
Accertamenti e sentenze sempre più sereni (insistiamo su questo termine ma la serenità è la cosa che fino a oggi più è mancata) sia in campo fiscale, sia sui rapporti di lavoro.
Ma, soprattutto, la comprensione da parte di tutti che lo sport è un settore povero e indispensabile:
= povero, perché le piccole società agonistiche hanno solo spese e niente incassi, i piccoli centri di avviamento e istruzione allo sport fanno fatica anche solo a coprire i pur modesti costi di gestione, le società di maggiori dimensioni hanno investimenti e costi di gestione enormi e gli enti locali fanno sempre più fatica a erogare i contribuiti per esse indispensabili, e le tanto demonizzate palestre di grandi dimensioni hanno (fortunatamente, per i cittadini) tariffe troppo basse per poter realizzare reddito
= indispensabile perché, al di là della passione che tanti hanno e del prestigio che può derivare dai risultati, lo sport rimane lo strumento migliore e più economico per lo sviluppo e l’educazione dei giovani, l’integrazione delle classi più deboli, la prevenzione sanitaria.
Se quest’ultima osservazione verrà compresa, potremo aspettarci un 2012 positivo per tutto il mondo sportivo italiano.
Auguri di Buon Anno!